La malattia microvascolare come fattore di rischio cardiovascolare
L’aterosclerosi coronarica rappresenta la principale causa di ischemia miocardica, tuttavia il 10-30% dei pazienti con angina presenta coronarie angiograficamente indenni. Negli ultimi 30 anni numerosi studi hanno dimostrato come in questi pazienti i sintomi possano essere dovuti ad una disfunzione del microcircolo coronarico. Una disfunzione microvascolare coronarica (DMVC) che si verifichi in pazienti con malattie cardiache o sistemiche ben definite può essere secondaria a meccanismi specifici della malattia sottostante.
Il rischio cardiovascolare residuo oltre il colesterolo LDL
È ben noto che la riduzione della colesterolemia si associ ad una diminuzione degli eventi cardiovascolari, meno nota, ma già ampiamente documentata è la possibilità che la terapia ipocolesterolemizzante ben condotta sia in grado di arrestare la progressione e portare anche alla regressione dell’ateroma.
Update sulle cardiomiopatie rare
Scopriamolo insieme ad un panel di esperti internazionali durante il simposio che si terrà il 16 dicembre alle ore 09.30 in Aula B. Ad introdurre l’argomento sarà il Prof. Marco Merlo (Trieste) che chiarirà aspetti di natura epidemiologica. Una malattia rara, per definizione, colpisce meno di 1 persona su 2000 all’interno della popolazione generale.
Ottimizzazione farmacologica e con device della terapia dello scompenso cardiaco
Lo Scompenso Cardiaco (SC) è una sindrome clinica complessa, definita come l’incapacità̀ del cuore di fornire il sangue in quantità̀ adeguata rispetto all’effettiva richiesta dell’organismo o la capacità di soddisfare tale richiesta solamente a pressioni di riempimento ventricolari superiori alla norma. Nonostante i progressi delle tecniche di imaging e la crescente disponibilità̀ di test di laboratorio, l’anamnesi del paziente e l’esame obiettivo rimangono i cardini essenziali della diagnosi.
Riduzione precoce del rischio cardiovascolare dopo l’infarto: si può fare! Nuove evidenze dai trial alla pratica clinica
La dislipidemia rappresenta uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare ed un adeguato controllo del colesterolo LDL rientra tra le strategie attuate per la prevenzione primaria e secondaria di eventi cardiaci avversi. Come raccomandato dalle linee guida, il controllo del colesterolo LDL viene effettuato attraverso modifiche dello stile di vita associate al trattamento farmacologico ed il raggiungimento dei prefissati target lipidici è fondamentale per la gestione del rischio a lungo termine. Nonostante ciò per molti pazienti, in particolare per quelli ad elevato rischio cardiovascolare globale, il raggiungimento dei target prefissati, con le comuni strategie farmacologiche ipolipemizzanti, è difficile da ottenere.
La stenosi aortica e il suo trattamento: dal paziente inoperabile al basso rischio
La procedura di impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI) rappresenta attualmente una valida alternativa alla sostituzione valvolare chirurgica (SAVR) e l’indicazione alla procedura si sta estendendo ad un target sempre più ampio di pazienti con stenosi aortica severa. Numerosi studi, tra cui SURTAVI, PARTNER e CoreValve High-Risk Study hanno dimostrato la superiorità della TAVI rispetto alla terapia medica nei pazienti ad alto rischio e la sua non inferiorità se confrontata con la SAVR nei pazienti ad alto e intermedio rischio chirurgico così come anche nel setting del basso rischio (studi PARTNER 3 e l’Evolut Low Risk). Pertanto risulta indispensabile, dati i differenti profili di rischio dei pazienti con stenosi aortica severa, offrire il migliore approccio terapeutico adattando caso per caso le scelte in termini di timing e gestione della valutazione pre-procedurale, di selezione della migliore bioprotesi transcatetere in base all’anatomia del paziente e di gestione del percorso post-procedurale e di follow up.